“Si on veut voir, il faut se déshabituer à voir”
«Una ricerca che si muove in tale geografia muta e indivisa dal linguaggio può portare, con l’azione del gesto di uno “scrivere asemantico”, una modalità di vedere il mondo prendendosi la libertà di vederlo senza pensarlo. In sostanza si tratta di arrendersi al dispiegarsi del reale, al suo funzionamento, rinunciando alla solidità e alla memoria del conosciuto, e a tutto ciò che ostacola una relazione immediata, davvero in tempo reale, con la realtà. Questa resa ha tutta la forza necessaria per uscire dall’isolamento in cui di fatto si cade: una condizione di non- contatto, di separatezza, che si realizza quando si proietta sul guardato un’immagine pre-prodotta dalla mente. In tal modo il contatto è con l’immagine, non con ciò che si guarda (e si vede poco o nulla).
Il segno asemico ha in sé la tensione di questo vedere più chiaramente: senza condizioni interpretative, senza gesticolare intellettuale, al di là dell’ambiguità e del fraintendimento, che naturalmente si sciolgono quando è chiaro che questa è una geografia di privazioni, non arida ma ripulita.»
Contributi di Adriano Accattino, Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, Elisa Carella, Federico Federici, Giovanni Fontana, Kiki Franceschi, Tim Gaze, Mariangela Guatteri, Giancarlo Pavanello, Ivan Pope, Ekaterina Samigulina.
Per iniziativa dell’Archimuseo Adriano Accattino viene dato alle stampe il volume collettaneo, curato da Francesco Aprile e Cristiano Caggiula, Asemic writing. Contributi teorici. Nato dal dibattito attorno all’asemic writing avviato dalla rivista «Utsanga.it» nel mese di giugno 2015, il volume, prima pubblicazione della collana “Studi e scritture di Poesia Visiva Sperimentale” dell’Archimuseo Adriano Accattino, raccoglie voci autorali impegnate negli ambiti delle scritture asemantiche e delle ricerche verbovisive in genere, strutturando una riessione storica e teorica attorno ad un fenomeno di larga diffusione che oggi rivive, grazie anche all’apporto del web, momenti felici dopo le sperimentazioni a largo raggio che avevano già avuto modo di proliferare nei circuiti della verbovisualità fra gli anni Sessanta e Settanta, oltre ad un ritorno di forte circolazione e teorizzazione nel decennio dei Novanta.